Giustizia in trono tra i Santi Felice e Fortunato

Il trittico con sfondo dorato Giustizia in trono tra i Santi Felice e Fortunato (75x100 cm.) di Ercole Del Fiore (1436)

La scritta riportata sulla parte inferiore della tavola certifica la sua ordinazione dalla commissaria di Felice Olivotti, appartenente ad una antica famiglia che, fin dalla seconda metà del Trecento, risulta proprietaria di fondamenti di saline a Chioggia.

Molti membri di questa dinastia hanno rivestito in più occasioni cariche pubbliche e amministrative. L’iconografia stessa di questo dipinto che raffigura la Giustizia tra i SS Patroni rimanda ad un ruolo istituzionale connesso all’esercizio della legge.
Il trittico proviene dal Palazzo Municipale e richiama un analogo soggetto presente nel Palazzo Ducale di Venezia, opera di Jacobello del Fiore.
Le immagini dei tre personaggi, racchiusi in arcatelle lignee rette da colonnine tortili, sono inserite in una cornice a motivi vegetali e dentelli, realizzata nel corso del restauro del 1923.
La Giustizia, al centro, appare in maestà con tutti gli attributi iconografici del caso. Ai lati, i Santi Martiri con la palma del martirio.
Appaiono evidenti la diversità stilistica e la qualità tecnica che distinguono il volto e le mani, opera di squisita eccellenza, dalla sommarietà esecutiva delle vesti, dall’inconsistenza dei corpi e dalla povertà espressiva dei particolari. Di certo, il dipinto è frutto di collaborazione fra il maestro e i modesti collaboratori di bottega.
Secondo antica tradizione, lo sguardo della Giustizia appare piuttosto mesto ed esprime l’identità Giustizia-Divinità, nella visione della Superiore Perfezione.
Ai lati, i Santi Protettori indicano con la loro presenza una sorta di allegazione divina della legge. Il loro martirio appare come esempio autorevole di Giustizia, come vittoria della Fede sul paganesimo, avendo combattuto per la Causa Divina.
Le figure palesano un linguaggio stilistico-espressivo sospeso fra la tradizione gotica cortese ed un desiderio di semplicità meno decorativa, diffuso dalle presenze di maestranze toscane a Padova e nella provincia.

 

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