La tela I miracoli di San Nicolò vescovo di Myra di Andrea Vicentino (1618-19)
In pendant con il precedente dipinto, di cui ripropone la forma e le grandi dimensioni (m. 4,10 x m. 3,90), questa di Andrea Vicentino appare altrettanto pregevole per la diversa concezione cromatica, più tesa al luminismo e alla ricerca di atmosfere più vaghe e quasi oniriche.
In questo caso il pittore ci conduce all’esterno, in una ambientazione scenografica di grande respiro, che mette in evidenza la monumentalità della città di mare, animata dai commerci marittimi e che può ricordare, a distanza di circa due secoli, antiche descrizioni carpaccesche e belliniane.
Ciò che accomuna i due artisti, visibilmente orientati su diverse concezioni stilistiche, appare l’intento narrativo, la capacità della descrizione, ciò che in altri termini alcuni studiosi della pittura veneziana quattrocentesca hanno definito del “pittore di cronaca”, il quale vive intensamente il momento storico e sa trasmetterne l’emozione trasferendo, nella descrizione dell’evento, il respiro della poesia.
Il risultato, in entrambi i casi, è di un impatto visivo di indiscutibile effetto.